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domenica 13 luglio 2014

L'animle del giorno e' : L' IBIS EREMITA !!

L' Ibis eremita  è un uccello pelecaniforme della famiglia dei Treschiornitidi. È una specie in pericolo critico di estinzione.
Un tempo la specie era piuttosto diffusa lungo le zone rocciose e le scogliere di Europa meridionale, Medio Oriente e Nordafrica. Il declino numerico dell'ibis eremita è cominciato secoli fa e almeno fino ai primi del '900 le sue cause sono ignote: dall'inizio del XX secolo però la popolazione di ibis ha subito un calo drastico, pari al 98% circa, dovuto alla combinazione di vari fattori, in primis la caccia di frodo, ma anche la distruzione dell'habitat per far posto ad allevamenti e piantagioni di tipo intensivo, l'utilizzo di fitofarmaci, il disturbo delle rotte migratorie e delle colonie riproduttive a causa dell'eccessiva antropizzazione.
Attualmente l'ibis eremita è scomparso dalla maggior parte dell'habitat originario e allo stato selvatico ne rimangono solo poche colonie isolate in Marocco e Siria (dove peraltro è stato riscoperto solo nel 2002), per un totale mondiale di circa 550 individui selvatici. Parallelamente alle colonie selvatiche sono però presenti, specialmente in Europa, colonie semiselvatiche o in cattività di questi uccelli per un totale di un migliaio di esemplari circa: a partire da queste sono in fase di studio o di attuazione vari programmi di reintroduzione dell'ibis eremita nel suo ambiente originario.

Descrizione:

L'ibis eremita è un uccello di dimensioni medio-grandi, lungo circa 70–80 cm e dall'apertura alare di 125–135 cm. Il peso, come tipico degli uccelli, è molto contenuto in rapporto alle dimensioni: un ibis eremita adulto, infatti raramente supera il chilo e mezzo di peso. I maschi tendono ad avere dimensioni leggermente maggiori a parità d'età rispetto alle femmine: essi inoltre presentano un becco leggermente più lungo.
Il piumaggio è interamente di colore nero corvino in ambedue i sessi: sul petto ed in particolare sulle ali sono presenti riflessi metallici di colore verde, violetto e bronzeo, mentre le copritrici alari presentano una caratteristica sfumatura di colore rosso-rame. Sulla cervice e sulla parte posteriore del collo le penne sono arruffate a formare una sorta di gualdrappa, mentre sulla nuca esse appaiono lanceolate e sono parzialmente erettili a formare un ciuffo. Le parti nude del corpo sono di colore carnicino-rossiccio.

Biologia:

L'ibis eremita è un uccello gregario, che tende a passare in gruppo la maggior parte del suo tempo. Durante la notte, le colonie rimangono al sicuro lungo le rupi o le scogliere che questi animali eleggono a propria dimora: alle prime luci dell'alba, dalle colonie si staccano gruppi anche di 100 esemplari, che in formazione a "V" si muovono alla ricerca di cibo, spostandosi anche di 10–15 km rispetto ai ricoveri notturni. Per cercare il cibo, gli ibis prediligono le aree steppose, tuttavia li si può trovare anche nelle aree coltivate o cespugliose. Qui questi uccelli si muovono al suolo camminando col becco tenuto perpendicolarmente ad esso e continuamente inserito a mo' di sonda, pronto ad afferrare qualsiasi piccola preda capiti loro a tiro.
Sebbene siano solitamente animali silenziosi, nelle colonie gli ibis eremita possono emettere dei suoni simili a grugniti o miagolii nasali, il cui significato ai fini della comunicazione intraspecifica rimane oscuro.
Le popolazioni marocchine di ibis eremita rimangono stanziali per tutto l'anno: pur tendendo a disperdersi lungo la linea costiera, durante la stagione riproduttiva esse si concentrano nuovamente nei siti di nidificazione. Sembrerebbe invece che le popolazioni diffuse più verso l'interno del Paese tendessero a migrare in inverno verso le zone costiere stesse, oppure verso le Azzorre o le isole di Capo Verde. Si pensa che la tendenza alla stanzialità delle colonie riproduttive costiere sia dovuta all' umidità costante e dalla relativa stabilità termica fornita durante tutto l'anno dalla prossimità dell'Oceano Atlantico. Gli esemplari turchi di ibis eremita hanno invece la naturale tendenza a migrare verso sud: per evitare ciò, in autunno essi vengono rinchiusi in apposite voliere, per poi essere rilasciati con l'arrivo della bella stagione. Monitorando tramite satellite 13 individui provenienti da una colonia siriana nel 2006, è stato osservato che tre di essi (più un quarto esemplare selvatico privo di ripetitore od anelli) hanno scelto come meta per svernare l'acrocoro etiopico, sul quale hanno sostato per cinque mesi, da febbraio a luglio: è interessante notare come in Etiopia l'ibis eremita non venisse più segnalato da quasi trent'anni. Per raggiungere l'Etiopia, gli esemplari osservati hanno costeggiato la parte orientale del Mar Rosso lungo Arabia Saudita e Yemen, per poi ritornare a nord attraverso Eritrea eSudan.

Distribuzione:

Un tempo l'areale dell'ibis sacro era molto esteso: lo si trovava praticamente in tutto il Nordafrica ed il Medio Oriente, oltre che nelle aree montane e nelle scogliere dell'Europa meridionale, ma anche in Svizzera (Gessner era per l'appunto svizzero e si basò su un esemplare catturato nei pressi del suo paese per descrivere la specie), Austria e Germania. Numerose colonie erano situate lungo il Danubio ed ilnRodano.
Attorno ai 300 anni fa, però, la specie si avviò verso un lento ed inesorabile declino che ne causò la sparizione prima dall'Europa centrale, poi dall' Europa meridionale.
In Nordafrica, la popolazione di questi uccelli è rimasta invece piuttosto stabile fino alla metà del XX secolo, quando anche qui vi è stata una diminuzione costante del numero di ibis eremita: l'ultima colonia algerina di questi uccelli è scomparsa alla fine degli anni ottanta, mentre in Marocco si è passati dalle 38 colonie nidificanti censite nel 1940 alle 15 del 1975. L'ultima colonia presente sui Monti dell'Atlante non ha più fatto ritorno dalla migrazione nel 1989.

In verde l'areale dell'ibis eremita in Marocco.
Attualmente la stragrande maggioranza di questi uccelli è concentrata in Marocco, dove sono state censite tre colonie nidificanti nel parco nazionale di Sous-Massa ed una grossa colonia alla foce dello Oued Tamri, nei pressi di Agadir, per un totale di circa 500 esemplari: fra i due siti vi è un costante scambio naturale di individui.
Un'altra colonia di ibis eremita è presente in Turchia, nei pressi della cittadina di Bireçik nel sud-est del Paese, dove si è conservata per secoli grazie alla protezione delle autorità religiose locali, in quanto con la migrazione annuale degli ibis tradizionalmente guida i pellegrini hajj verso La Mecca: ancora oggi il ritorno di questi animali dalla migrazione verso sud viene celebrato con un'apposita festa. La colonia turca di ibis eremita contava circa 3000 esemplari fino agli anni settanta: in seguito il numero di esemplari di ritorno dalla migrazione si è ridotto drasticamente e a nulla è valso un tentativo di reintroduzione di coppie riproduttrici nel 1977Nella primavera del 2002, in base a segnalazioni delle tribù beduine e dei cacciatori locali, degli studiosi scoprirono che nel Deserto siriano, nei pressi del sito archeologico di Palmira, sussistevano ancora popolazioni isolate di ibis eremita, nonostante questo uccello fosse stato dichiarato estinto in Siria circa 70 anni prima: in particolare, vennero trovati quindici siti di nidificazione abbandonati ed uno ancora occupato da una colonia nidificante. La popolazione siriana, stando a quanto riportato in uno studio durato quasi un decennio a partire dal 2002, avrebbe un tasso di fertilità, ma anche di mortalità, maggiore rispetto a quanto riscontrabile in quelle turca e marocchina: tuttavia, nonostante l'arrivo spontaneo nella colonia di alcuni individui di provenienza turca, nel 2010 nel sito di Palmira non rimaneva che una coppia nidificante con tre adulti. La popolazione turca di ibis, mantenuta in semi-cattività per volere del governo, pare godere di buona salute, essendo in crescita numerica: per la maggior parte dell'anno gli uccelli vengono lasciati liberi di muoversi per la zona, sita nei pressi del fiume Eufrate. Essi cercano il cibo nei vicini campi coltivati e nelle zone cespugliose, tuttavia viene loro fornito anche del cibo supplementare. Alla fine della stagione riproduttiva, ossia fra la fine di luglio e l'inizio di agosto, per impedirne la migrazione essi vengono stabulati in apposite voliere munite di rifugi, per poi essere rilasciati in febbraio. L'obiettivo è quello di consentire la migrazione non appena il numero di adulti della colonia supererà le 100 coppie riproduttrici. Periodicamente alcuni semplari vengono marcati e lasciati liberi di migrare verso sud.La popolazione turca selvatica di ibis eremita è diminuita invece in maniera costante, fino al punto di non contare più coppie riproduttrici nel 1992. Oltre alle colonie accertate, sporadicamente vengono segnalati esemplari di uccelli identificabili come esponenti di questa specie in Arabia Saudita, Yemen, Israele, Mauritania ed Eritrea: altre segnalazioni, specialmente in Europa, possono anche derivare dall'erronea interpretazione di avvistamenti di mignattaio, il quale, sebbene più piccolo e slanciato rispetto all'ibis eremita, specialmente in volo può facilmente essere confuso con esso.

Alimentazione e Riproduzione:

Analisi svolte sul contenuto fecale di alcuni esemplari della popolazione marocchina di ibis eremita hanno reso noto che la dieta di questi uccelli è molto varia e simile a quella di altre specie della stessa famiglia. Gli ibis si nutrono principalmente di piccoli rettili e tenebrioni che catturano scandagliando il terreno sabbioso col lungo becco utilizzato a mo' di sonda: all'occorrenza, gli ibis eremita catturano e mangiano senza problemi anche piccoli mammiferi ed uccelli, lumache, ragni e scorpioni. A volte i maschi attendono che le femmine catturino qualcosa, per poi sottrarglielo in virtù della loro maggiore stazza.I giovani raggiungono la maturità sessuale attorno al compimento del terzo anno d'età: è tuttavia piuttosto raro che un ibis eremita cominci a riprodursi prima di aver compiuto 4-5 anni.
La stagione riproduttiva coincide con l'inizio del periodo estivo. Il maschio, una volta individuato un sito atto alla nidificazione, lo pulisce con cura da eventuali piante e lo mostra con insistenza alla femmina prescelta: il tutto viene accompagnato dall'arruffamento delle piume della nuca e dall'emissione di bassi gorgoglii da parte del pretendente. Se la femmina gradisce la località dove è ubicata la cavità, allora cede alle avances del maschio e i due formano coppia fissa.
Come luogo di nidificazione viene scelta una cavità nella roccia in una falesia rocciosa o in una scogliera, o comunque in un luogo scosceso e difficile da raggiungere ad eventuali predatori terrestri: in passato, quando questi uccelli erano diffusi anche in Europa, molti di essi sceglievano come luogo per la nidificazione i merli e le finestre dei castelli o di altri edifici abbandonati.
Trattandosi di animali rigorosamente monogami, i due componenti della coppia rimarranno insieme per tutta la vita, e solo la morte di uno dei coniugi potrà spingere l'altro a cercare un nuovo partner. Le coppie rinsaldano il legame fra loro praticandosi a vicenda la pulizia del piumaggio a vicenda, specialmente nelle zone del corpo più difficili da raggiungere per l'animale (principalmente la nuca e la testa).
Se la femmina acconsente all'invito del maschio, dimostrando perciò di gradire il luogo da lui prescelto per la nidificazione, si dà il via alla costruzione del nido. Questo consiste in un ammasso di ramoscelli posti in forma circolare e foderato con erba o paglia. In questo nido la femmina depone da 2 a 4 uova dalla superficie ruvida, del peso di una cinquantina di grammi ed inizialmente di colore azzurrino con macchie marroni: durante l'incubazione, tuttavia, l'intero uovo tenderebbe ad acquistare una tonalità bruno-giallastra.
La cova viene effettuata da ambedue i genitori, che si danno il cambio per i 24-25 giorni necessari all'incubazione: mentre uno cova, l'altro cerca il cibo per sé, oppure vigila i dintorni alla ricerca di eventuali fonti di disturbo per le uova. Alla schiusa, i nidiacei presentano piumaggio di colore uniformemente bruno chiaro, e vengono nutriti da ambedue i genitori almeno fino a quando non sono in grado di volare, cosa che avviene attorno al secondo mese di vita.
L'aspettativa di vita dell'ibis eremita in cattività è di circa 25 anni: il record di longevità è di 37 anni per un maschio e di 30 per una femmina. In natura, si pensa che la speranza di vita di questi uccelli non oltrepassi i 15 anni.Gli esemplari giovani di ibis eremita esibiscono già il tipico piumaggio nero: tuttavia il becco è di colore grigio-nerastro e le zone di pelle nuda, molto meno estese che nell'adulto, sono dello stesso colore. I giovani presentano infatti piume lanceolate piuttosto rade di colore grigio-biancastro su tutta la testa, fatta eccezione per un cerchio di pelle nuda attorno agli occhi ed al becco. Tali piume tendono a cadere con l'età, e le zone di pelle nuda tendono ad acquistare il colore rossiccio tipico dell'adulto man mano che l'animale cresce e raggiunge la maturità.

Habitat:

A differenza della maggior parte degli appartenenti alla propria famiglia, che vivono in aree umide e nidificano sugli alberi, l'ibis eremita predilige le zone rocciose e le scogliere, dove nidifica, in prossimità di zone steppose o semiaride dove cercare il cibo. Nei pressi delle zone di nidificazione dev'essere sempre presente una fonte d'acqua.

Conservazione:

L'ibis eremita è stato uno dei primi animali in assoluto a divenire una specie protetta: fu infatti l'arcivescovo di Salisburgo Leonhard von Keutschach, nel 1504, ad emanare un decreto che sanciva il divieto assoluto per chiunque, eccezion fatta per i nobili, di uccidere questi uccelli, già allora in declino. Tale decreto risultò tuttavia poco efficace, in quanto ben presto l'ibis eremita si estinse in Austria, come anche nel resto d'Europa.
Come specie in pericolo critico, l'ibis eremita è una delle specie principali alle quali si rivolge il piano di conservazione AEWA: la specie figura inoltre nell'appendice I della CITES, il che vuol dire che la cattura ed il commercio di questi animale è illegale e può avvenire solo in casi eccezionali, ad esempio a scopo di ricerca e con le opportune certificazioni. Il monitoraggio delle popolazioni marocchine di ibis eremita è affidato agli esperti di BirdLife International in collaborazione col personale del parco nazionale di Sous-Massa. Per la prima volta nella storia della specie, nel 2008 è stata registrata una crescita del numero di individui nella colonia: tale crescita si è avuta semplicemente rifornendo la colonia di acqua, limitando l'accesso dei turisti per limitare le fonti di disturbo e incentivando i contadini della zona a mantenere la tradizionale rotazione biennale delle colture, per lasciare agli uccelli del terreno dove cercare il cibo.
La causa principale della diminuzione del numero di ibis eremita del Marocco rimane tuttavia la predazione di uova e nidiacei da parte delcorvo imperiale, mentre pare che gli adulti non abbiano predatori specifici, sebbene si pensi che, al pari del congenere ibis calvo, possano cadere di tanto in tanto preda di grossi uccelli rapaci. A causa dell'esiguità numerica, tuttavia, le colonie sono estremamente suscettibili ad epidemie o carestie, che possono decimarle in qualsiasi momento.
In Siria sono state recentemente varate misure di protezione per la piccola popolazione della zona: anche Yemen ed Etiopia, tappe obbligate della migrazione delle popolazioni residenti in Medio Oriente, hanno preso alcune misure atte allo scopo.
Nel 2003 venne tenuta ad Innsbruck una conferenza nella quale vennero tracciate le linee guida per la conservazione e la reintroduzione dell'ibis eremita a livello europeo.
Nell'ambito della conferenza vennero prese alcune importanti decisioni:
  • Il divieto di introduzione di esemplari provenienti dalla cattività nelle colonie marocchina e siriana di ibis eremita, le quali devono potersi sviluppare in autonomia.
  • Il divieto di meticciamento fra le due popolazioni di ibis, quella orientale e quella occidentale.
  • L'allevamento a mano dei nidiacei, con speciali guanti atti ad imitare il collo e la testa dei genitori, per evitare un'eccessiva confidenza con l'uomo dei giovani.
Una seconda conferenza, tenuta in Spagna nel 2006, si prefisse come obiettivo primario la ricerca di eventuali colonie riproduttive in Nordafrica e Medio Oriente: venne inoltre reiterato l'invito a migliorare le condizioni di pulizia e manutenzione delle voliere di Bireçik, mentre vennero abbandonati eventuali progetti atti a consentire la migrazione di esemplari provenienti dalla cattività

Tutte le notizie sono state prese da wikipedia voce : ibis eremita e da google immagini.

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